Una storica dell'arte alla ricerca di storie e di carte

Sono nata ed ero già in ritardo perchè lì dentro si stava molto bene. Me ne ricordo ancora ogni volta che faccio una doccia calda e non riesco proprio ad uscire.

Mi hanno cresciuta due ex sessantottini, nel disordine intellettuale delle carte, tra i registri di scuola, le penne rosse sui temi d'italiano e i giudizi dietro i modellini di moda.

Mia sorella di due anni più grande mi aspettava con sospetto, ma poi ci siamo divertite un sacco, infornavamo torte e pizze con mamma, la sentivamo insegnare agli altri, aiutavamo papà a costruire presepi per Natale, lo vedevamo realizzare carri di Carnevale, sviluppavamo fotografie in bianco e nero nella sua camera oscura. Scrivevamo pezzi teatrali da mettere in scena, ci immaginavamo in una casa di campagna con tanti animali, facevamo gite in montagna e le estati nella casa al mare erano lunghe. Inventavamo di tutto e giocavamo! Ci siamo strappate i capelli, rubate i vestiti, coperte le spalle e sostenute da grandi.

Alla mia prima recita sono stata la fornaia del presepe vivente (anche se all'inizio ero delusa per non essere Maria!) e ho lavorato con gusto un impasto di pane preparato da mia madre.

Ho visto i miei genitori vivere la fede come accoglienza e condivisione con gli altri- e potrebbe sembrare una frase fatta- ma c'era gente strana che incontravamo spesso e che frequentava la nostra casa (certo erano altri tempi...)

La mia famiglia allargata era ed è abbondante, generosa ed ingombrante, ma sempre presente ed ho imparato ad accettarlo. Sto preparando un albero genealogico per non dimenticare nessuno.

Gli anni di scuola sono stati pieni, li ho riempiti con lo studio e l'amicizia, li ho declinati al plurale, imparando a vivere e a progettare con gli altri.

Ho preso un pullman di notte per andare a studiare Storia dell'arte, mi sono pentita e ricreduta più volte e ho rotolato per l'Italia centrale alla ricerca di me stessa (per lo più con quel pullman di notte!).

Mi piace immaginare, leggere, ascoltare, guardare e raccontare storie.

Ed eccomi qui, a Firenze, in un appartamentino del quartiere di Campo di Marte, a scrivere dalla mia scrivania perfettamente allineata alla sua. Non sono più sola, da quasi dieci anni ho una "mezza panella" (mezza pagnotta in pugliese-ortese): condivido la vita con un creativo del web.
Ci siamo conosciuti nel nostro periodo borderline quando indossavamo bandane (e la mia era zebrata!). Ci siamo scrutati con diffidenza- come solo noi due sappiamo fare-, presi in giro, confidati, fatto l'analisi di tutti i pro e i contro di ogni evenienza, ed infine ci siamo lasciati andare all'amore. Insieme siamo un cocktail micidiale di idee uguali e contrarie.

Abbiamo qualche pc in giro per casa, la connessione 20 mega ( in attesa della fibra), libri negli scaffali, lavagne e post it, appunti a non finire, due padelle e la chitarra. Amiamo scoprire cose nuove, ci lanciamo a capofitto nel lavoro, ricaricarichiamo le batterie solo a quattro di mazze nel letto e ci lasciamo travolgere dai nostri nipotini gemellini.

Non dimentichiamo da dove veniamo, ma guardiamo avanti, una valigia è sempre pronta per andare dalle nostre famiglie, mentre l'altra la prendiamo tutti i giorni per raggiungere i nostri sogni.